La situazione sia sul piano politico che su quello economico e sociale peggiora di ora in ora mentre l’improbabile maggioranza che tiene in piedi il governo Letta è immobilizzata da un’offensiva mediatica e parlamentare di Berlusconi che lascia stupefatti. Se mai fosse possibile esserlo dopo questo ventennio berlusconiano, per il livello di irresponsabilità davanti al paese e di spregiudicata ricerca di un’impunità per l’uomo di Arcore impossibile da ottenere se non prendendo in ostaggio, come ha fatto, il Paese.
È evidente che Berlusconi non ha alcuna intenzione di approvare una legge elettorale che archivi il porcellum. Non cederà se non quando avrà ottenuto in qualche forma una sorta di impunità che gli consenta di non essere escluso dalla vita politica e di avviare il complicato passaggio del comando del proprio impero finanziario. Del paese e della crisi economica e sociale a Berlusconi non importa nulla. Che ne dica Mieli il cavaliere è esattamente il contrario di uno statista. Lo ha dimostrato innumerevoli volte in questi 20 anni e ancora di più lo sta dimostrando ora. Per lui contano solo i suoi soldi, i suoi piaceri e una totale immunità che gli consenta di fare quello che vuole oltre ogni limite di legge.
Male ha fatto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a forzare la mano sulla larghe intese. Malissimo hanno fatto (e in maniera miserabile attraverso una congiura che liquidasse il centro sinistra) quei dirigenti del Pd che hanno sposato la linea di Napolitano. E male ha fatto Enrico Letta a accettare l’incarico di guidare un governo impossibilitato, proprio dalla natura padronale del Pdl, fin dalla sua nascita di affrontare qualsiasi problema che non fosse riconducibile ai desiderata di Berlusconi.
Se ne prenda atto. Ora.
Se davvero il gruppo dirigente del Pd ha davvero a cuore i problemi del paese, e se ne comincia a dubitare visto l’indecoroso spettacolo offerto in questi mesi, avvii immediatamente in parlamento (e non nel governo) l’iter per una legge elettorale degna di essere chiamata con questo nome. I numeri, sia alla camera che al senato, ci sono. E la disponibilità pure già espressa da Sel e M5S. Non si perda un minuto di piu.
E poi si vada al voto.
Pubblicato da Pietro Orsatti
Nato a Ferrara nel 1963, cresciuto a Roma, espatriato più volte per lavoro.
Ha collaborato per numerose testate giornalistiche italiane ed estere occupandosi di ambiente, lavoro, mafie e esteri. Ha lavorato presso il gruppo parlamentare verde (11esima legislatura) ed è stato uno dei membri dei comitati nazionali per i referendum “caccia” e “nucleare” del 1986. Ha avuto incarichi e lavorato in associazioni ambientaliste come Legambiente e Friends of the Earth. Ha realizzato progetti web e campagne per ActionAid, Anci, Un ponte per, Ricerca e Cooperazione. Ha lavorato e pubblicato, fra gli altri, per Diario fin dalla sua fondazione, il manifesto, Agenzia Dire, L’Unità, Editoriale la Repubblica (in particolare MicroMega), Carta, La Nuova Ecologia, Reporter, Arancia Blu, Modus, Liberazione, Rassegna Sindacale, Avvenimenti Left/Avvenimenti, Liberazione, Terra, AntimafiaDuemila, Dazebao News, Roma Report, Peace Reporter, I Siciliani giovani. Ha collaborato con Rai, Telesur, RedeBras e RadioPop, Radio Città Futura, Arcoiris.tv. E’ stato fondatore del progetto editoriale de Gli Italiani.
Ha, realizzato numerosi documentari sia come autore che regista e ha scritto per il teatro e curato la regia di alcuni spettacoli.
Come documentarista ha firmato i lungometraggi “Fome Zero Sede Zero” e “Lona Preta” (realizzati in Brasile) e “De Ma – Trasformazione e declino” finalista del festival “Cinema e Lavoro” promosso dalla Cgil nel 2007. Nello stesso anno ha girato un ritratto di Lidia Menapace “Ci dichiariamo nipoti politici”. Ha realizzato numerosi i mediometraggi In Italia, Brasile, Mozambico e Sud Africa, fra cui “Il lato umano”, “Utopia Luar”, “Get on Board”, “Sulla stessa barca”, “Gli angeli del Brasile”. Ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo teatrale “Bambini a dondolo” di Giulio Cavalli e scritto e curato la regia degli spettacoli “Cantata dal basso”, “Clic” e “Il lampo verde”.
Ha pubblicato nel 2009, per la casa editrice Socialmente, il libro A schiena dritta; con Coppola editore L’Italia cantata dal basso (2011) e Segreto di Stato (2012); con Errant Editions gli ebook Roma – un reportage e Utopia Brasil e altri due ebook Il lampo verde e L’Era Alemanna in self publishing. Successivamente ha scritto per Imprimatur il libro inchiesta Grande Raccordo Criminale (2014), di cui è coautore insieme alla giornalista Floriana Bulfon, seguito da Roma brucia (2015), In morte di Don Masino (2016), Il bandito della Guerra fredda (2017) e con Antonio Ingroia Le trattative (2018). Con Imprimatur ha anche ricoperto l’incarico di curatore di collana e editor.
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