L’Italia della Mezza Repubblica
di Riccardo Orioles
Prima e seconda repubblica, poi terza… In realtà, viviamo ormai in una Mezza Repubblica, che non solo ha poco a che vedere con la repubblica di prima, ma è ormai alcunchè d’intermedio fra repubblica e monarchia. È il secondo “governo del Presidente” consecutivo. L’unico precedente è il governo Salandra del 1914, legale – come questo – certamente, ma altrettanto irrituale, e altrettanto lontano dalla maggioranza elettoralmente espressa.
Nel 1914, la maggioranza era senza dubbio di sorta giolittiana. Ma il capo dello Stato scavalcò il leader del centrosinistra e dette – legalmente – l’incarico a Salandra, che fu poi confermato dal Parlamento. Nel 2013, le urne avevano espresso una precisa volontà di cambiamento (divisa fra due partiti, che entrambi avevano esplicitamente escluso qualsiasi accordo col centro-destra) ma il capo dello Stato imbrigliò il leader del centrosinistra e dette – legalmente – l’incarico a Letta, che fu poi confermato dal Parlamento.
In entrambi i casi il governo, teoricamente “tecnico” e d’union sacrée, bloccò le spinte sociali, emarginò la sinistra e affrontò l’emergenza nel modo più catastrofico, liberando spinte eversive e abbassando il livello civile, che già non era altissimo, del Paese.
Il Sudamerica (quello di prima)
Siamo arrivati così al Sudamerica (quello di prima): il capo dei fazenderos minaccia i giudici in piazza (né il capo dello stato, Rey o Presidiente che sia, interviene); fra i liberales regna l’anarchia.
Questi ultimi si dividono in due partiti, nemicissimi fra di loro. Il primo, guidato da un caudillo che per i suoi è ”come un padre che accompagna un bambino che cammina ancora carponi”, punta tutte le sue carte sull’imminente révolucion, e non discute nemmeno con chiunque non ne sia più che convinto. Il secondo, fra i suoi numerosi caciques, periodicamente elegge un Secretario Général entusiasticamente acclamato da tutti ma che poi, nel segreto dell’urna, viene sistematicamente trombato dai suoi seguaci.
Altro che gollismo. È Pétain
“In realtà, se non facevamo così i tedeschi ci facevano a pezzi – fa trapelare qualcuno – La banca centrale, i mercati…”. Ahimé, neanche questa è nuova. “Tenersi buoni i tedeschi”, “Ordine prima di tutto”, “Tutti col Capo dello Stato!” l’hanno già fatto a suo tempo in Francia, e non con un governo gollista (sogno di tanti notabili) ma con Pétain.
* * *
S’è vista, in questa crisi, una incredibile differenza di “professionalità politica” – per così dire – fra destra e sinistra. Da un lato l’indeciso Bersani, l’adolescente presuntuoso Renzi, il simpatico pasticcione Grillo; dall’altro dei professionisti freddi e duri – i Letta, i Napolitano, i Berlusconi. Non c’era partita.
Ha contato relativamente poco (anche se centouno deputati “traditori” su quattrocento non son cosa da poco) il “tradimento”. A contare è stata la superficialità, il personalismo, il leaderismo da quattro soldi. L’Italia profonda, insomma. Che ormai da molti anni – da quando è ricca – in politica si esprime così. Qua, in questa “autobiografia della nazione”, bisogna mettere mano. Ma i vecchi non possono farlo.
Un segretario di trent’anni, e antimafioso
Conosciamo diversi trentenni – antimafiosi militanti – che potrebbero ben dirigere un partito, fra i giovani del Pd. Sarebbe un cambiamento vero, non demagogico e di facciata. Potrebbe persino inalberare (cosa che nessuno ora osa o vuol fare) il nome di Berlinguer, chiaro e solare.
Lo accetterebbe, il partito, uno scossone del genere? Un segretario di trent’anni? La base, sì certo. Ma quanto conta la base?
I Cinque stelle, in parte per loro merito, si son trovati a gestire i ventisette milioni di voti del referendum Rodotà sull’acqua pubblica di due anni fa. Sono all’altezza i Grillo e i Casaleggio, e i loro immediati seguaci, di dirigere un simile movimento? Esistono nel Cinque stelle militanti giovani (giovani, ma con una storia precisa, non dei “vaffanculisti” generici di quest’ultima annata) in grado di farlo al posto dei loro vecchi, ormai evidentemente dannosi?
Fra queste due domande – apparentemente generazionali, ma in realtà profondamente politiche – si gioca la politica italiana di questi anni. Da queste generazioni e dal loro incontro (e l’attuale governo non è stabile, e le occasioni di rovesciarlo non sarebbero poche) noi ci attendiamo la riscossa, non dagli anziani capibranco.
Abbiamo ragione – e trent’anni di lotta mai nel palazzo ma sempre orgogliosamente dalla strada ci danno qualche diritto di rivolgerci a loro – nell’affidare le nostre speranze a questi giovani, in questo difficilissimo momento?
Niente “pacificazione” con i padroni d’Italia, niente guerra fra chi, anche confusamente, gli vuole andare contro. E un primo momento di lotta e di unità già da subito può essere l’antimafia, come dice don Ciotti.
ALCUNE COSE UTILI DA FARE
- Confiscare tutti i beni mafiosi o frutto di malversazione, corruzione o grande evasione fiscale; assegnarli a cooperative di giovani lavoratori, e sostenerle adeguatamente;
- Legge anticorruzione (riforma art. 416ter);
- Trasparenza bancaria;
- Applicare l’art.41 della Costituzione (“programmi e controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”);
- Applicare l’art.42 della Costituzione (esproprio per motivi d’interesse generale) per sanzionare le delocalizzazioni, l’abuso di precariato e il mancato rispetto degli accordi di lavoro;
- Separazione fra capitale finanziario e industriale; tetto alle partecipazioni finanziarie nell’editoria; Tobin tax;
- Regolarizzare per legge i rapporti di lavoro di fatto;
- Gestione pubblica dei servizi pubblici essenziali (scuola, università, difesa, acqua, energia, infrastrutture tecnologiche, credito internazionale); ristrutturazione della Rai su base pubblica; limite regionale per l’emittenza privata;
- Progetto nazionale di messa in sicurezza del territorio, sul modello TVA, come volano economico soprattutto al Sud; divieto di ulteriori cementificazioni;
- Controllo del territorio nelle province ad alta intensità mafiosa.
Sommario, download e come sostenere il progetto
I Siciliani giovani/ maggio 2013/www.isiciliani.it
IN QUESTO NUMERO: Gian Carlo Caselli Andreotti, rimozioni e realtà/ Nando dalla Chiesa La memoria che non si arrende/ Giulio Cavalli Lombardia, via libera all’invasione/ Antonio Mazzeo Muos fra ipocrisie e ricatti/ Pietro Orsatti Le mafie a Roma/ Giovanni Caruso Un voto di coscienza/ Umberto Di Maggio Subito la legge anticorruzione/ Giulia Giordano La costituente dei beni comuni/ Pietro Orsatti 18 maggio: la parola agli operai/ Carlo Gubitosa La casta più pericolosa/ Catania Le indagini su Mario Ciancio/ Salvo Catalano 7 milioni in più ai Virlinzi/ Sebastiano Gulisano Muos, gioco delle parti/ Salvo Vitale E sembra ieri/ Rino Giacalone Andreotti, Trapani e i mafiosi/ Valerio Berra e Sara Manisera Giustizia per Lea/ Rino Giacalone La miseria e le mazzette/ Roberto Nicolini Chiude la Dia a Malpensa/ Aaron Pettinari Un “saggio” guida le cosche/ Pino Maniaci e Salvo Ognibene Partinico cronistoria di fuoco/ Carmelo Catania Il sindaco anti-discarica/ Alessandro Romeo e G.Caruso Istanbul-Catania, guerre “diverse”/ Stefania Di Filippo Il cielo di Librino/ Gubitosa, Kanjano e Biani Satira “MAMMA!”/ Domenico Pisciotta Munnizza e omertà/ Carmelo Catania Emergenza rifiuti/ Francesco Ragusa Il miracolo tarocco/ Bruna Iacopino Achtung ragazzini/ Norma Ferrara Le donne si raccontano/ Salvo Ognibene Gli omaggi di William Manera/ Teresa Campagna “Lei disse sì”/ Elio Camilleri Ma chi fu Antonio Canepa?/ Jack Daniel Alla ricerca del tempo perduto/ Giovanni Abbagnato Un governo forzato/ Riccardo De Gennaro Il fallimento del Pd/ Giovanni Abbagnato La mafia sottovalutata/ Tonino Cafeo Un sindaco “bene comune”?/ Giovanni Caruso L’acqua la città la polis/ Claudia Campese La primavera ferita/ Arnaldo Capezzuto Il fortino assediato/ Antonio Cimino Pio La Torre trentun anni dopo/ Marcella Giammusso e Paolo Parisi Le “compagne” della sartoria/ Fabio Vita Le nozze segrete fra Google e Assange/ Attilio Occhipinti L’informazione precaria/ Stampoantimafioso Scrivere di mafia/ Tito Gandini Nord e Sud/ Giuseppe Fava Il potere in Italia/ /
EBOOK: Pietro Orsatti L’ERA ALEMANNA
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(Iban Banca Etica, “Associazione Culturale I Siciliani Giovani)