La beatificazione è arrivata in diretta televisiva. Si contavano presenti e assenti, lacrime e noia, fans orfani di Colpo Grosso. Lo zio d’Italia, feroce e bonario, ha preso comiato nell’usuale pacchiana grandeur che ci ha offerto, fra una barzelletta e un’intimidazione, per ben più di vent’anni. Più di una generazione sotto il suo segno, uno sfregio.
Gli eredi si stavano già spartendosi le spoglie del caimano in Duomo quando il futuro incerto di un paese segnato dal gangsterismo politico dei primi completi gesati e riporti ben impomatati si affidava al coatto fascismo di periferia di donna Giorgia e dei suoi analfabeti ministri. Lo spettacolo deve continuare. Grottesco.
Il lutto nazionale è durato il tempo di una dichiarazione, le intimidazioni e le minacce andranno avanti per mesi e anni. Italia, il paese familista e contadino, tutti alla fame con i soldi nel materasso o in un conticino oltre frontiera.
È questo il segno, il resto è un ghigno.
Poi un sussurrato insulto, quello che i servi lanciano a chi cade. In atttesa. Ancora. Le mani che si alternano fra i coglioni e il portafoglio.
Minaccia.
Infierire sugli ultimi.
E affari, che solo quelli uniscono i popoli di questo paese di opportuni opportunisti.
Pubblicato da Pietro Orsatti
Nato a Ferrara nel 1963, cresciuto a Roma, espatriato più volte per lavoro.
Ha collaborato per numerose testate giornalistiche italiane ed estere occupandosi di ambiente, lavoro, mafie e esteri. Ha lavorato presso il gruppo parlamentare verde (11esima legislatura) ed è stato uno dei membri dei comitati nazionali per i referendum “caccia” e “nucleare” del 1986. Ha avuto incarichi e lavorato in associazioni ambientaliste come Legambiente e Friends of the Earth. Ha realizzato progetti web e campagne per ActionAid, Anci, Un ponte per, Ricerca e Cooperazione. Ha lavorato e pubblicato, fra gli altri, per Diario fin dalla sua fondazione, il manifesto, Agenzia Dire, L’Unità, Editoriale la Repubblica (in particolare MicroMega), Carta, La Nuova Ecologia, Reporter, Arancia Blu, Modus, Liberazione, Rassegna Sindacale, Avvenimenti Left/Avvenimenti, Liberazione, Terra, AntimafiaDuemila, Dazebao News, Roma Report, Peace Reporter, I Siciliani giovani. Ha collaborato con Rai, Telesur, RedeBras e RadioPop, Radio Città Futura, Arcoiris.tv. E’ stato fondatore del progetto editoriale de Gli Italiani.
Ha, realizzato numerosi documentari sia come autore che regista e ha scritto per il teatro e curato la regia di alcuni spettacoli.
Come documentarista ha firmato i lungometraggi “Fome Zero Sede Zero” e “Lona Preta” (realizzati in Brasile) e “De Ma – Trasformazione e declino” finalista del festival “Cinema e Lavoro” promosso dalla Cgil nel 2007. Nello stesso anno ha girato un ritratto di Lidia Menapace “Ci dichiariamo nipoti politici”. Ha realizzato numerosi i mediometraggi In Italia, Brasile, Mozambico e Sud Africa, fra cui “Il lato umano”, “Utopia Luar”, “Get on Board”, “Sulla stessa barca”, “Gli angeli del Brasile”. Ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo teatrale “Bambini a dondolo” di Giulio Cavalli e scritto e curato la regia degli spettacoli “Cantata dal basso”, “Clic” e “Il lampo verde”.
Ha pubblicato nel 2009, per la casa editrice Socialmente, il libro A schiena dritta; con Coppola editore L’Italia cantata dal basso (2011) e Segreto di Stato (2012); con Errant Editions gli ebook Roma – un reportage e Utopia Brasil e altri due ebook Il lampo verde e L’Era Alemanna in self publishing. Successivamente ha scritto per Imprimatur il libro inchiesta Grande Raccordo Criminale (2014), di cui è coautore insieme alla giornalista Floriana Bulfon, seguito da Roma brucia (2015), In morte di Don Masino (2016), Il bandito della Guerra fredda (2017) e con Antonio Ingroia Le trattative (2018). Con Imprimatur ha anche ricoperto l’incarico di curatore di collana e editor.
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