GRILLO E IL SUO SPIN DOCTOR: LA CASALEGGIO ASSOCIATI

Inchiesta pubblicata a Luglio sulla rivista Micromega http://temi.repubblica.it/micromega-online

In pochi anni Beppe Grillo e il suo blog sono diventati un vero e proprio fenomeno della Rete, l’esperimento di maggior successo in Italia di un movimento nato e cresciuto sul web nel nome della democrazia digitale, dell’orizzontalità della comunicazione e della trasparenza. Ma dietro a questo risultato c’è una strategia ben pianificata. Anzi, ci sono un nome e un’azienda: Casaleggio Associati. Ecco di cosa si tratta.

Per raccontare il successo di un progetto non si può evitare di parlare di chi lo ha ideato, palesemente o nell’ombra non importa. Parliamo della svolta mediatica e politica di Beppe Grillo.Vero e proprio fenomeno che da deriva post-televisiva oggi diventa movimento e oggetto politico 2.0, come ormai va di moda definire chi usa internet per la propria comunicazione.Chi è l’ideatore di questa svolta del comico genovese, trasformatosi da uomo di spettacolo a vero e proprio profeta della “democrazia digitale” ? Un nome e un’azienda. Casileggio Associati. È la Casaleggio Associati a curare direttamente il blog di Grillo, la rete dei Meetup, la comunicazione esterna, la strategia del movimento sulla Rete. E non solo, è anche la casa editrice che cura tutte le pubblicazioni, in Rete e non, del comico genovese e anche parte dell’organizzazione dei suoi tour.

Neanche Grillo fa mistero che il suo ritorno di visibilità e il grande impatto del movimento dei «grillini sia dovuto in gran parte d a sinergia con questa azienda specializzata nella comunicazione e nel marketing digitale. Una strategia chiaramente esplicitata, quella della Casaleggio. “Le reti sono ovunque intorno a noi. Fino a qualche anno fa, le relazioni tra persone, oggetti ed eventi erano attribuite al caso.L’unico modo per ipotizzare il funzionamento dei sistemi complessi era attribuirne le ragioni ad avvenimenti casuali. La vita e l’evoluzione delle reti seguono invece leggi precise e la conoscenza di queste regole ci permette di utilizzare le reti a nostro vantaggio”.

Così viene presentato l’ultimo sforzo editoriale del gruppo “Tu sei Rete”, bibbia del nuovo credo internettiano. Per capire le origini del fenomeno Casaleggio, è necessario partire dalle fibrillazioni societarie di Telecom fra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. O meglio, è fondamentale analizzare le vicende di un’azienda del gruppo allora nelle mani di Tronchetti Provera e della Pirelli, la Webegg, l’ Amministratore delegato della società è d’epoca Gianroberto Casaleggio. Non lasciamoci ingannare dal suo aspetto da nerd smanettone, dalla sua capigliatura da studente fuori corso della Berkeley University, Gianroberto è uno dei massimi esperti in Italia di web, reti sociali (social network), marketing elettronico. Ed è lui, insieme ad altri quattro dipendenti dell’azienda della galassia Telecom (Enrico Sassoon,Luca Eleuteri, il fratello Davide Casaleggio e Mario Bucchich) a fondare nel 2004 la Casaleggio Associati.

Ma torniamo al prima. Di cosa si occupava la Webegg ? La Webegg Spanel 2002, anno del suo massimo sviluppo e in cui Gianroberto Casaleggio è l’uomo di vertice, risulta essere “un gruppo multidisciplinare per la consulenza delle aziende e della pubblica amministrazione in Rete”, come si apprende dai documenti sul sito aziendale che indicano la sua mission. Anzi, si tratta in quel momento del gruppo leader nel settore.Reti interne ed esterne, efficienza aziendale, internet, capacità di penetrazione dei prodotti sul mercato attraverso il web marketing e, per le pubbliche am-ministrazioni, sistemi di efficienza mirati all’e-governance.Insomma un grande giro di affari potenziale, ma forse una società nata in troppo anti-cipo sui tempi e infatti ben presto oggetto di veloci cambi di mano. La Webegg d’epoca è una società controllata al 69,8 per cento da I.T.Telecom Spa a sua volta controllata al 100 per cento da Telecom Italia.Poi, esattamente fra giugno e luglio 2004, I.T. Telecom Spa sottoscrive un contratto con un’altra azienda del settore in rapida ascesa, la Value Partners Spa, cui cede il pacchetto azionario detenuto in Webegg. Per ottenere la maggioranza di Webegg vengono sborsati 43 milioni di euro mentre il resto delle azioni, pari al 30,2 per cento, rimane nel portafoglio di un’altra azienda della galassia di società Telecom, la Finsiel. Tutto ciò viene riportato dalla stampa specializzata dell’epoca, come una delle operazioni di fusioni strategiche più importanti nel settore. Ma non ci si ferma qui.In seguito ad altre operazioni di fusioni e riassetti interni alla Value Partners, nasce Value Team, azienda leader nelle consulenze aziendali non solo in termini contenutistici ma anche della sicurezza digitale.

Dopo questo vortice di fusioni e vendite il gruppo di dipendenti della Webegg che ruota attorno all’ormai ex amministratore delegato decide di da-re vita al nuovo progetto della Casaleggio Associati. E portandosi dietro un pacchetto nutrito di rapporti, partnership e competenze. Quali ?Per capire di cosa stiamo parlando è necessario svelare prima chi sono le figure chiave della Casaleggio Associati oggi e della Webegg prima. Partendo da Enrico Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel gruppo il Sole24 Ore, già direttore responsabile di L’ Impresa-Rivista Italiana di Management, della rivista Impresa Ambiente e del settimanale Mondo Economico.Da suo curriculum pubblico apprendiamo anche che «è stato direttore scientifico del gruppo Il Sole 24 Ore.Nel 1998 Sasso è amministratore delegato dell’American Chambre off Commerci in Italy,di fatto una lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle cor-poration americane in Italia e il cui presidente è tuttora il vice di Microsoft Italia, Umberto Aluccia.Proprio nel consiglio di amministrazione dell’American Chamber of Commerce in Italy si comprende quale sia uno dei fattori di successo nelle relazioni della Casaleggio Associati. Ai tre Paolucci compaiono nel 1998 altri personaggi di grande spessore.La lista pubblicata al momento della nomina di Sasson vedeva, fra gli altri: Battista Merlo, presidente e amministratore delegato Mobil Mediterranea Srl; Gianmaria Donà dalle Rose, amministratore de- legato Twentieth Century Fox Home Entertainment Italia; Massimiliano Magrini, country manager Google Italia; Luciano Martucci, presidente e amministratore delegato Ibm Italia Spa; Gina Nieri, consigliere di amministrazione Mediaset Spa; Maria Pierdicchi, direttore generale Standard & Poor’s; Massimo Ponzellini, presidente Irnpregilo Spa; Cristina Ravelli, country legal director The Walt Disney Co. Italia Spa; Dario Rinero, presidente e amministratore delegato Coca-Cola Hbc Italia Srl; Cesare Romiti, presidente onorario Rcs. Oggi nell’ American Chamber of Commerce in Italy troviamo altre figure di spicco come Gianluca Corni, dirigente Enel, e Giuseppe Cattaneo dell’Aspen Institute Italia, il prestigioso pensatoio, creatura di Gianni Letta, presieduto da Giulio Tremonti. E I’Aspen Institute pesa, ovunque agisca. Luogo di incontro fra intellettuali, economisti, politici, scienziati e imprese.

Nell’ Aspen transita l’élite italiana, che faccia riferimento al centro-destra o al centro-sinistra. Con quali finalità ? L’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni” , si legge nella mission dell’istituto. E in che modo ? “Il “metodo Aspen” privilegia il confronto e il dibattito “a porte chiuse”, favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione. At torno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva”.E Sassoon, quindi, l’uomo delle relazioni al massimo livello della Casaleggio Associati. Siede ai vertici di organizzazioni d’élite, ha relazioni, opportunità di accedere alle giuste informazioni. L’uomo, giustamente, del business. E che fa capire quanto il gruppo Casaleggio Associati non sia affatto un collettivo di nerd smanettoni, ma uno dei pensatoi più accreditati per quanto riguarda le potenzialità di mercato della Rete nel nostro paese. Il teorico e inventore del gruppo è invece Gianroberto Casaleggio.“È stato dirigente”, si legge sul suo curriculum, “di aziende ad alto indirizzo tecnologico”, e la sua principale attività, oltre a curare personalmente l’oggetto mediatico Grillo (e Di Pietro, oggi) è quella della pubblicistica. E anche Casaleggio ha una storia «aziendale» di rilievo, parallela anche se meno convenzionale a quella di Sassoon. Inizia infatti a farsi notare non in un laboratorio di qualche campus, ma nell’ Olivetti di Roberto Colaninno, e qualche anno dopo diventa amministratore delegato di Webegg, come abbiamo già detto suo trampolino di lancio in seguito come guru nostrano della rivoluzione della Rete.

La Webegg ha origine da una joint-venture tra Olivetti e Finsiel (della Telecom), ma nel 2002 l’azienda di Ivrea cede il suo 50 per cento alla Telecom. Intanto Casaleggio ha dato vita a un’altra società, la Netikos, dove siede per alcuni mesinel consiglio di amministrazione accanto a un figlio di Colaninno (Michele). Ma è un’avventura di breve durata, o forse solo il momento di transito per creare con i vecchi amici della Webegg qualcosa di total-mente nuovo. E infatti nel 2004 Gianroberto chiude baracca e burattini e va a fondare con altri dirigenti Webegg la Casaleggio Associati, attuale editore di Beppe Grillo, Tutto qua ? Certo che no. La Casaleggio è molto di più, anche se apparentemente sembra avere un ruolo periferico» nello sviluppo delle strategie di marketing sulla Rete.
Gianroberto scrive molto spesso sia sul sito del gruppo che su molti giornali di temi legati alla Rete.«L’organizzazione di Rete», si legge nel suo curriculum online, dei modelli di e-business e il web marketing sono tematiche che ha approfondito e applicato a società italiane negli ultimi otto anni, anche grazie a una relazione costante con i riferimenti mondiali del settore,.Per lui la Rete è un’ossessione, più di un mezzo, più di un media.Ne è un teorico e uno dei guru delle nuove frontiere del marketing digitale e di cosa si possa fare attraverso i social network grazie a strategie di marketing virale», forma di promozione non conven-zionale che sfrutta la capacità comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere il messaggio a un numero esponenziale di utenti.Casaleggio ha capito in anticipo, almeno per quanto riguarda il mercato italiano, quali siano le potenzialità del web e dei social network. E individua una nuova figura di venditore propagandista in parte consapevole e in parte no: l’influencer. “On line il 90 per cento dei contenuti è creato dal 10 per cento degli utenti, queste persone sono gli influencer”, scrive in un articolo Casaleggio, quando si accede alla Rete per avere un’informazione, si accede a un’informazione che di solito è integrata dall’influencer o è creata direttamente dall’influencer.

L’influencer è un asset aziendale, senza l’influencer non si può vendere, c’è una statistica molto interessante per le cosiddette mamme onine, il 96 per cento di tutte le mamme online che effettuano un acquisto negli Stati Uniti, è influenzato dalle opinioni di altre mamme online che sono le mamme online influencer. Se andiamo ad analizzare il sistema di diffusione online del fenomeno Beppe Grillo è facile constatare quanto questa strategia sia efficace. E non solo per Grillo, visto che il numero dei clienti e delle partnership italiane e statunitensi vanno ben oltre alla promozione del comico genovese. Oltre quanto?
Nel 2004, a pochi mesi dalla sua nascita, la Casaleggio Associati annunciò pubblicamente attraverso le agenzie di stampa la nascita della partnership con Enamics, società statunitense leader in Business Technology 201 Management (Btm). La Enamics ha una rete di relazioni aziendali impressionante sia dirette che indirette grazie anche a una rete di partnership consolidata e da più di 6 anni con due altre aziende del settore, la Future Considerations e la Ibm Tivoli.Spiccano, come si legge nel board sia di Enamics che dei sui partner, nomi come Pepsico, Northrop, US Department of Tresury (Dipartimento del Tesoro Usa), Bnp Paribas, American Financial Group e JP Morgan, banca d’affari del gruppo Rockefeller. E poi ancora: Coca Cola, Bp, Barclaycard, Addax Petroleum, Shell, Tesco, Kpmg Llp, Carbon Tnist, Unido (United Nations In- dustrial Development Organisation), London Pension Fund Authority (Lfpa) . Ecco quindi la rete di relazioni, teoriche e aziendali, della Casaleggio Associati con le aziende più quotate del settore negli Stati Uniti. Comunicazione, e-cornmerce, reti web, sicurezza. Gli stessi settori della Webegg prima e di Casaleggio e soci poi. Sassoon e Casaleggio, sul rapporto dei due si gioca tutto il peso del pro-getto della Casaleggio Associati.Da un lato l’uomo delle relazioni «tradizionali» con il mondo della finanza e della politica italiana, dall’altro il super-esperto con reti di rapporti consolidate e partnership oltre oceano.Non si tratta quindi solo di sperimentare nuove forme di marketing, si tratta di una solida base di business. E questo la Casaleggio Associati fa.Se qualcuno pensava ancora che la Casaleggio Associati fosse solo un gruppo di persone appassionate della comunicazione in Rete che si dedi-ca al blog di Beppe Grillo (e a quello, ricordiamolo, di Antonio Di Pietro), dopo aver letto di questo vorticoso intreccio di partnership azienda-li, clienti, collaborazioni, si dovrà ricredere.Qualche domanda se la stanno ponendo, per esempio, molti grillini della prima ora che nel corso degli ultimi anni hanno criticato alcune virate di Beppe Grillo, ca-stigatore senza pietà dei costumi delle imprese italiane che lentamente(oltre al17ex padrone di Casaleggio, Telecom) sono uscite fuori dal miri-no del neo-Savonarola (l’associazione non è nostra ma della stessa Casaleggio) ligure. Ora Grillo parla quasi esclusivamente di politica e di poli-tici. E dov’è finito il “messaggio” della prima ora, quello della lotta contro il signoraggio monetario»?Se qualcuno sulla rete dei Meetup o nei commenti sul blog di Grillo pone l’interrogativo si vedrà cancellare o non pubblicare la propria opinione. E chi cura direttamente e capillarmente il blog di Grillo e la rete dei Meetup ? Il fratello di Gianroberto Casaleggio, Davide. Dopo tutto le regole della “moderazione” sul web le detta chi mette in Rete una determinata piattaforma o sito.Funziona così ovunque, funziona così anche sul sito di Grillo, Certi argomenti, determinate domande non compaiono. Abbiamo fatto personalmente una prova, postando sul blog di Grillo determinati temi scomodi e il commento non veniva approvato. Compariva solo se si utilizzava un determinato termine spezzato dalla punteggiatura. Ma anche in questo caso il commento dopo poco spariva. Come su YouTube, dove video che criticano esplicitamete il rapporto fra Casaleggio e Grillo scompaiono con frequenza impressionante, così avviene per gli interventi nei Meetup più “popolati”. Ma la Rete è più ampia di quanto la Casaleggio possa controllare e qualche Meetup riesce a sfuggire.

A fare i conti con il controllo della comunicazione collegata al fenomeno Grillo esercitato da Casaleggio è stato nel 2007 il blogger e giornalista Piero Ricca.Chiamato per moltiplicare le offerte sul sito e per attrarre nuovi utenti e nuovi “conmentatori”. Probabilmente ci si è resi conto che in quella fase il sito, per la parte degli interventi del pubblico, era “stagnante”, che a commentare i post di Grillo erano sempre gli stessi, anche se sempre tanti. Quindi la scelta cade su un blogger emergente, Ricca appunto. E che da accordi avrebbe dovuto essere pagato dalla Casaleggio Associati. Duecento euro a intervista forfettari spese incluse. Compenso che però, secondo Ricca, non gli viene corrisposto nei termini concordati all’inizio e Gianroberto Casaleggio ricontratterebbe la collaborazione chiedendogli di occuparsi della Comunicazione di alcune aziende sanitarie. Ricca rifiuta.Da qui secondo Ricca il conflitto, e non si procede né sul piano economico né sulla ridefinizione del rapporto contenutistico della collaborazione e la situazione precipita.
A questo punto interpello direttamente Beppe Grillo – racconta Ricca – (…) Lui è informato della decisione di Gianroberto Casaleggio. (…) Osserva che “negli aspetti manageriali” del blog lui non entra. Ritiene però, fidandosi del gestore, che la difficoltà non sia di natura economica. Forse il problema – dice – è “l’eccessiva aggressività” di qualche intervista. (…) Poi si gira verso di me ed esprime un disagio: ‘Ti vedo sospettoso, non essere sospetto. E Ricca scompare dal blog di Grillo. Solo per un contenzioso relativo ai 200 euro spese incluse pattuiti per ciascuna intervista ?
Secondo Gianroberto Casaleggio, a quanto risulterebbe dalle dichiarazioni rilasciate sul blog di Grillo e su vari Meetup, sì. Fine della storia. Abbiamo fatto richiesta di spiegazioni via mail e non abbiamo ottenuto risposta.

Qualcosa intanto si sarebbe incrinato negli ultimi tempi anche nel rapporto che la Casaleggio Associati ha instaurato con Antonio Di Pietro e l’Idv. Delle crepe si erano manifestate già nel corso della campagna elettorale dell’anno scorso. Alcuni candidati “di peso” come Luigi De Magistris avevano gentilmente rifiutato di affidarsi al modello Casaleggio preferendo fare da sé. La ragione era molto semplice. Il modello offerto dalla Casaleggio Associati è estremamente centralizzato. A scatola chiusa. Per lavorare con loro, per usufruire dei loro servizi, è necessario affidarsi totalmente alla loro organizzazione. E questo, inevitabilmente, può entrare in contrasto con le logiche della politica. Un contrasto, segnalano in molti dell’entourage di Tonino Di Pietro, che in queste ultime settimane starebbe portando a una rottura. Bocche cucite, ufficialmente, sia sul fronte politico che su quello aziendale, ma ormai in molti si attendono da un momento all’altro l’annuncio del divorzio.

Ritorniamo però alle strategie di marketing (politico e no) della Casaleggio Associati, e agli influencer e d’importanza che viene loro data, e non solo da questa società italiana. Si legge sul sito web della Microsoft: a uno studio della società statunitense Rubicon Consulthg ha tracciato il profilo degli influencer, la loro diffusione e le modalità di comunicazione e di propagazione dei loro messaggi.Le comunità online, gli spazi dove agiscono gli influencer, non sono tutte uguali, ognuna ha peculiarità proprie. Non si capisce se questo brano l’abbia scritto Gianroberto Casaleggio stesso o se a questo testo del gigante statunitense si sia rifatto. E poi l’articolo della Microsoft prosegue: Le comunità online originate dalle connessioni, come Facebook, sono le più frequentate (25 per cento degli utenti) e le più importanti per i giovani sotto i 20 anni, seguono, con circa il 20 per cento, quelle con attività in comune e condivisione di interessi. La maggior parte degli utenti delle comunità ha un’età tra i 20 e i 40 anni. In questo contesto operano gli influencer. Ecco fatto il ritratto del militante grillino tipo. E chi sono gli influencer di Grillo, dove si muovono, dove agiscono ? All’inizio sulla rete di Meetup, la piattaforma a pagamento statunitense molto pubblicizzata dalla Casaleggio Associati e dai loro partner statunitensi è praticamente obbligatoria per chi voglia aderire alla rete degli amici di Grillo.Poi su YouTube e Facebook. E qui che si è creata la fortuna del messaggio di Grillo, nell’uso controllato capillarmente dalla Casaleggio Associati di questi mezzi. E come si inseriscono le componenti individuate da Casaleggio prima e da Microsoft poi (o viceversa?) nella strategia che il gruppo starebbe sperimentando ? E quali sono i contenuti e le strategie di un gruppo che non fa mistero di avere un’idea ben precisa di cosa siano e cosa dovrebbero essere la democrazia e la politica? Ci sono due video illuminanti di quale sia l’ideologia che muove Gianroberto Casaleggio e i suoi soci. Il primo, del 2007, attualmente scomparso dal sito aziendale ma ancora rintracciabile sul web, si rivolge d’informazione. I1 titolo è inequivocabile: Prometeus – La Rivoluzione dei media. E vediamo il contenuto.

“L’Uomo è Dio, è ovunque, è chiunque, conosce ogni cosa. Questo è il nuovo mondo di Prometeus. Tutto è iniziato con la Rivoluzione dei media con internet alla fine del secolo scorso.. . la Rete include e unifica tutto il contenuto: Google compra Microsoft, Amazon compra Yahoo! diventando cosi i leader mondiali dell’informazione assieme a Bbc, Cnn e Cctu.. . La pubblicità è scelta dai creatori di contenuti, dagli stessi autori e diventa informazione, confronto, esperienza. Nel 2020 Lawrence Lessing, l’autore di Cultura Libera diventa ministro della Giustizia degli Stati Uniti e dichiara il copyright illegale. Dispositivi che replicano i cinque sensi sono ormai disponibili nei mondi virtuali.La realtà può essere replicata in Second Life.(…) Nel 2022 Google lancia Prometeus l’interfaccia standard degli Agav. Amazon crea Place, un’azienda che replica la realtà. Pupi andare su Marte, alla battaglia di Waterloo, al SuperBowl di persona. E reale! (…) Nel 2027 Second Life si evolve in Spirit. La vendita di memoria diventa una normale attività commerciale. Nel 2050 Prometeus compra Place e Spirit. La vita è virtuale è il mercato più grande del Pianeta. Prometeus finanzia tutte le missioni spaziali alla ricerca di nuovi mondi per i propri clienti, gli avatar terrestri”. No, non è il sequel di Nirvana di Gabriele Salvatores e meno che mai la sceneggiatura di Atto di forza con Arnold Schwarzenegger. Questo è, secondo Casaleggio Associati, un video di “scenario” inserito come messaggio di identità aziendale. Il secondo video invece parla di politica. Si intitola Gaia, il futuro della politica ed è tuttora ben visibile sulla homepage del sito aziendale. Al contrario del precedente, in inglese ma sottotitolato in italiano, questo è disponibile in inglese e spagnolo. Immagini e plot simili. Si inizia con un pastone che racconta per brevi linee i progressi della comunicazione politica nella storia, accostando con qualche azzardo Savonarola, Gengis Khan, Obama, Beppe Grillo, Hitler, Mussolini, Bill Clinton (ovviamente sulla strategie di innovazione della propaganda più che della comunicazione) e poi, come nel video precedente, si lancia in previsioni future, in cui Google, ancora una volta, diventa il centro della rinascita della democrazia diretta fino a quando, dopo una terza guerra mondiale, la po-polazione della Terra si riduce a solo un miliardo di abitanti e alla fine, grazie ovviamente alla Rete, nasce Gaia, il nuovo governo mondiale. E poi: “Ogni essere umano può diventare presidente e controllare il governo attraverso la Rete. In Gaia i partiti, la politica, le ideologie e le religioni scompaiono”. Non temete, nel 2054, non prima.

20 pensieri riguardo “GRILLO E IL SUO SPIN DOCTOR: LA CASALEGGIO ASSOCIATI

  1. Il MoVimento nasce intorno ad un blog, con i meetup, aggregazioni spontanee di cittadini che si ritrovano intorno a problemi contingenti, reali, e tentano di risolverli. Civismo attivo, come se ne vede poco altrove oggiggiorno, fuori dagli schemi ed indottrinamenti partitici.

    Poi un bel giorno Grillo ha deciso di dare sponda ad una voce insistente che montava all’interno dei meetup, ed ha istituito il “bollino” da dare alle liste civiche, liste civiche fondamentalmente formate da esponenti dei meetup suddetti, che in tutto od in parte decisero di istituzionalizzare il loro attivismo civico.

    Tra qualche successo e qualche insuccesso, di nuovo si ricominciò a mettere in discussione alcune cose, si fece strada l’idea che ci dovesse essere una sorta di coordinamento nazionale, un simbolo unico… e Grillo dapprima si dichiarò contrario, poi convinto dalle argomentazioni che serpeggiavano nei meetup, decise di farlo: il MoVimento. Nato a Firenze, con la “carta di Firenze”, appunto, che racchiude i punti principali discussi in 4/5 anni di attivismo sul territorio.

    Ed è tutto ancora in progress.

    Certo, la Casaleggio c’entra, e non si pensi che non è un tema dibattuto all’interno dei meetup. Ma anziché distruggere, si pensa a costruire. Tutto l’incontrario di quel che si dice fuori.

  2. Nel Meet Up ci sono moltissime persone impegnate con tantissime competenze. Perché non si sceglie un altro simbolo non registrato e non si crea un’altra cosa veramente dal basso, difendendosi dagli influencer? La forza per farlo c’è… se il prezzo per avere visibilità è quello di avere a che fare con chi è in rapporto con le multinazionali è meglio fare da soli e fare più piano ma non rischiare di essere strumentalizzati da qualcuno.

  3. Manuale di come non si fa un’inchiesta. Si prendono elementi indiziari e si costruisce un teorema. Casaleggio “Guru” del digitale? Ho un dottorato in sociologia della comunicazione e una frequentazione del McLuhan di Toronto, del Guru non ho mai sentito parlare prima di Grillo. Gli oscuri interessi di Sassoon? Le consulenze e le partecipazioni a società ed imprese sono il pane quotidiano di tanti giornalisti senza che vi sia alcun interesse oscurso. La piattaforma “a pagamento” Meetup? Costa un euro al mese. In tutta questa macedonia che ci viene spacciata per inchiesta non sappiamo però:
    1) quali sono i dati dell’ultimo bilancio della Casaleggio?
    2) Qual è l’assetto sociatario completo
    3) infine, qual è il capitale sociale versato?

    Tutti dati reperibili con una modesta visura camerale di 3 euro. Marco Lillo magari avrebbe anche fatto un’analisi dei beni immobiliari di Casaleggio e Grillo, ma Marco Lillo è Marco Lillo. Al contrario di Orsatti che bofonchia di digitale, senza saperne nulla e prova a fare il giornalista di inchiesta senza saperlo fare, sa usare le banche dati.
    Leonida Reitano

    1. Grazie Leo (che non ti ho mai letto) per la lezione di giornalismo digitale.
      Ti ricordo che non hio nessuna pretesa (come invece l’hai tu) di fare giornalismo di inchiesta digitale.
      Comunque, se vai a vedere l’inchiesta del 2010 (inchiesta pubblicata da una testata che da qualche decennio fa questo di mestiere) l’argomento non era il bilancio della Casaleggio Associati e ancor meno i soldi del blog e del M5S, ma le relazioni della Casaleggio e le sue strategie in termini di marketing politico. Punto
      Comunque ora che hai fatto il tuo dovere verso i tuoi nuovi punti “etici” di riferimento ritieniti soddisfatto

  4. Mio referente Fava? Da sbellicarsi. Vediamo su cosa si fonda la tua misera elucubrazione (e poi vieni a dare lezioni di giornalismo e correttezza e metodo).
    Stai parlando della presentazione del libro “Passaggio di testimone”? Si? Sono stato invitato a coordinare il dibattito sul libro (storie di 11 giornalisti uccisi da mafia e terrorismo) dall’associazione Rita Atria e dall’editore (Navarra) che sta per pubblicare un mio libro. Claudio Fava ha scritto una delle storie (Rostagno) e Gambino (altro partecipante) ha scritto un’altro capitolo sulla morte di Pippo Fava (padre di Claudio). Partecipano anche Ulisse (un testimone di giustizia che intervistai per primo nel 2008) e Sergio Nazzaro (autore di un altro capitolo del libro).
    Quindi secondo te questa mia partecipazione (fra l’altro doveva andarci Gulisano ma era impegnato in Sicilia e quindi si sono rivolti a me) sarebbe un mio tentativo di andare a chiedere chissà quali favori a un “referente” politico.
    Personalmente ho incontrato 4 o 5 volte Claudio Fava e l’ho intervisto anni fa su un libro che aveva pubblicato. Non è mai stato un mio “referente”, anzi ho avuto modo (già ai tempi della Rete) di non condividere la sua linea e a dirlo pubblicamente.
    Ma andiamo a vedere da dove nasce questa tua illazione.
    Per te un giornalista e scrittore con la storia di Claudio Fava è automaticamente merda appena fa politica e si candida (per Sel, oggi) e viene eletto. E ovviamente chiunque è palesemente critico nei confronti dei tuoi “illuminati” referenti politici (lo scrivesti tu qualche mese fa sempre come commento a un mio post di voler collaborare e presentare progetti al M5S non io) diventa immediatamente personaggio abbietto in cerca di pecunia e favori se va a coordinare un dibattito alla quale partecipa (insieme a altri) Fava.
    Alla faccia del giornalista d’inchiesta con tanto di autocattedra di insegnamento della materia.
    La tua pochezza, poi, viene confermata dalla tua presunzione (e dalla necessità di strillare “io sono io, voi non siete un cazzo) un po’ pelosa visto che non manchi occasione di sbandierare titoli e cv che, francamente, con il giornalismo e la narrazione della realtà hanno pochissimo a che fare.
    Ciao professò, hai fatto carriera passando da insegnante a aspirante troll . Fa punteggio sul Cv?

    1. Carissimo come al solito confondi i piani. Le inchieste te le ho mandate, una ha preso la prima pagina, un’altra un premio. Certo faccio tante cose, non solo il giornalismo. E’ per questo che ho una visione più ampia delle cose e mi rivendico questo percorso. Un caro saluto

  5. Peraltro anche su Grillo travisi, il mio gruppo facebook è pieno di post del sottoscritto critici nei confronti del 5 stelle. Sostenevo e sostengo che il ragliare asinino di tanta sinistra su chi aveva votato Grillo sia un errore di analisi politica clamoroso. Il voto c’è è qualcuno ha sbagliato nell’impostare la campagna elettorare. Sciocco oltre che inutile prendersela con gli elettori…. Era quest’ultimo il senso del tuo articolo e questo contestavo, in maniera se vuoi anche ridanciana e provocatoria.
    Detto questo rimane che questa inchiesta fatta per Micromega mi pare piena di buchi. Comunque se vuoi imparare come fare inchieste usando le risorse disponibili online sei gradito ospite presso uno dei miei corsi. Saluti.

  6. Traviso? Io avevo espresso una valutazione sul voto (duramente) avevo scritto una valutazione politica. Che poi è stata confermata da migliaia di ripensamenti proprio da parte di quegli elettori che io accusavo in quel modo. Tu su Fb mi attaccasti (non erano critiche politiche e neppure un ragionamento) in maniera scomposta e insultante e facendoti sfuggire quella tua valutazione di parte che ho puntualmente citato nel precedente commento.
    Hai usato esattamente toni e argomenti simili a quelli che hai usato qui. Insinuando perfino che io facessi marchette in cerca di chissà quale favore nei confronti di Fava. Hai presente quello che hai scritto? Si?
    Non ti piace l’inchiesta (del 2010) su Micromega? Me ne farò una ragione. Non ti piace metodo e interpretazione dei dati e delle fonti? E allora? Peccato che tutto quello che è riportato in questa inchiesta è esatto e verificato e soprattutto anticipavo (di almeno due anni) quello che sarebbe emerso in relazione al ruolo e alle tecniche di marketing di Casaleggio. E sulla natura dell’operazione politica di Grillo.
    Sono andato a vedermi i link che hai postato qui. Uno su un MeetUp e l’altro su Terra. E ho avuto conferma di quello che avevo immaginato. Tu confondi un report con un’inchiesta, le fonti digitali con la complessità delle fonti nel loro insieme, il lavoro di spulciamento di un Db con l’analisi l’interpretazione dei dati di cui si è in possesso. È il lavoro sul campo che fa la differenza. In questo ambito è l’unica differenza che vale.
    Puoi sbandierare il tuo cv e i tuoi titoli accademici. Io ho la mia vita e i miei 25 anni di lavoro.
    Grazie dell’invito ai tuoi corsi. Penso che sia meglio proseguire a confrontarmi con qualcuno che abbia qualcosa da trasmettere oltre alla presunzione

    1. Per precisione il link su Meetup porta al pdf di un’inchiesta scritta per avvenimenti. L’inchiesta è corredata di interviste sul campo. Evidentemente non l’hai letta bene. L’articolo su Terra è una recensione di una videoinchiesta. Difficile capire dalla recensione se c’è stato lavoro sul campo o meno. Forse dovresti vedere il documentario. Non so come si possa fare “inchiesta sul campo” di un Offshore Leaks a me sfugge. Certo ha te deve essere sfuggito che ormai la maggior parte delle fonti e dei documenti utili (dall’archivistica, ai big data, ai dati camerali, etc) si trova online. Se vuoi puoi vedere alcune inchiestre di Marco Lillo (che usa molto bene la banca dati del catasto). E’ insomma un invito a scoprire un approccio nuovo, indipendete e che non risente del famoso metodo della rubrica, con cui si è fatto tanto “finto” giornalismo d’inchiesta. Quello per il quale basta avere i numeri di telefono del maresciallo o del magistrato di turno,,,che te la raccontano loro la verità….Poi due interviste, un riscontro telefonico, e il prodotto è servito….

      Ti invio questo simparico articolo affinchè tu ti possa aggiornare sul modo in cui fanno inchieste all’estero: http://www.journalism.co.uk/news/how-costa-rica-la-nacion-uses-investigative-data-journalism-to-expose-corruption/s2/a550708/

      1. “Quello per il quale basta avere i numeri di telefono del maresciallo o del magistrato di turno,,,che te la raccontano loro la verità….Poi due interviste, un riscontro telefonico, e il prodotto è servito….”

        si chiamano fonti… lo so è una cosa strana per chi crede solo nel lavoro di scrivania… ma è quella la base del lavoro di scarpe… provaci ogni tanto, potresti scoprire il mestiere

      2. ah ah ah che novità, sai quante volte l’ho sentita questa banalità? e che ci vuole a fare un’inchiesta quando ti danno le carte in mano e pure la spiegazione? un’informativa di polizia giudiziaria è scritta in maniera così cristallina che solo un cretino non la capirebbe, Peccato che di questo giornalismo da rubrica che usa chi non sa fare indagini in maniera autonoma abbia anche un triste rovescio della medaglia. Vale a dire non raccontare nulla che indispettisca la fonte. E anche un altro se vuoi, quello di diventare i burattini dei giochi di ricatti, depistaggi e dio sa cost’altro delle cosiddette fonti che non danno le carte in mani al giornalismo per puro spirito civico, ma per lanciare messaggi, orchestrare ricatti, colpire qualcuno…
        Meglio molto meglio l’inchiesta della Giannini (di cui ti ho mandato il link) E’ da lì che bisogna imparare non dal giornalismo confidenziale (che alcuni bizzarramente definiscono d’inchiesta) di tanti finti inchiestisti italiani.

      3. Leo ma tu cosa insegni, cazzeggio o giornalismo? Una scusa? La rubrica, le fonti, i rapporti e i contatti sono fondamentali per chi fa lavoro di inchiesta, non l’accesso a un database. Poi c’è il lavoro documentale, poi ci sono le verifiche e i raffronti, poi c’è la capacità di ognuno di mpo di non farsi gestire delle fonti. SI CHIAMA MESTIERE. Una roba che a quanto sembra tu non sai neanche dove sta perfino di casa. E con questa ti saluto. La prossima te la fatturo. Di lezione, intendoe

      4. Io insegno il giornalismo come lo insegnano a Londra, negli Stati Uniti, e anche in Costa Rica. Il tuo giornalismo confidenziale (tipicamente italiaco) lo respingo a pieno e l’ho anche teorizzato. Non solo io del resto esiste anche un bel manuale del direttore del Master di giornalismo investigativo della Columbia University che dice le stesse cose. Ma mi pare che tu di questi scenari non sappia nulla. Ti ho inviato dei link, Guardateli se vuoi. Scoprirai un altro mondo.

  7. Vedo che proprio non riesci a vedere oltre il tuo piccolo ristretto e rassicurante mondo di un giornalismo impiegatizio. Che ben poco a che fare con quello che si insegna (e si pratica) a Londra o Parigi o in Botswana. E che lo fai con una buona dose di presunzione autoreferenziale questa si tipicamente “italiota”. Lo dico a ragion veduta (e non usando il modo insultante e insinuante che hai utilizzato nei miei confronti sia in questa che in precedenti occasioni) fondando il mio giudizio sui tuoi modi, la tua presunzione, la tua autoreferenzialità e il tuo ossessivo bisogno (se hai problemi di nevrosi affrontali senza scaricarli su altri) di denigrare il lavoro altrui per incensare il tuo “metodo” sventolando ai quattro venti un CV esclusivamente accademico e poco altro (davvero poco). Sei arrivato perfino ad accusare me di fare marchette verso la politica perché ieri sono andato a moderare un dibattito su un libro che tratta di giornalisti uccisi da mafia e terrorismo a cui partecipava il parlamentare Claudio Fava (ti ricordo che è il figlio di Pippo Fava ucciso a Catania ed anche un ottimo giornalista e scrittore prima di un politico). Non mi baso solo sul modo di porti che hai utilizzato nei miei confronti (in questi giorni e anche precedentemente) ma anche sulla qualità del tuo lavoro non teorico. Ovvero su quello che hai pubblicato. Quando sei riuscito a farti pubblicare. E devo dire che non mi sono spellato le mani plaudendo davanti alla mirabolante performance giornalistica che hai espresso. Avrei volentieri evitato di esprimere un giudizio così netto sul tuo lavoro (fra l’altro motivato visto che seguo determinati temi pubblicando da vent’anni inchieste e pezzi su quegli aspetti su numerose testate), na visti i tuoi attacchi assolutamente immotivati e strumentali (politicamente e credo a questo punto commercialmente visto che vendi corsi di giornalismo di inchiesta) questi miei giudizi te li cucchi. E pubblicamente. Se quello che insegni è quello che pratichi temo che ci sia un problema. Soprattutto per chi spende migliaia di euro per seguire i tuoi corsi. Spero almeno che ti sia affidato a qualche docente che abbia qualcosa di concreto da insegnare.
    Fra l’altro accusi me di praticare un giornalismo “confidenziale” che proprio non è nella mia storia e nel mio modo di lavorare. Perché per me l’uso di fonti costruite in anni di relazioni, della “rubrica”, è solo un frammento (e minimale) del lavoro. Perché il grosso del lavoro invece si fonda sulla verifica delle fonti stesse (continua e anche su quelle più utilizzate nel tempo) e sull’analisi dei documenti (cartacei, digitali, video, audio) sul raffronto con lo “storico” (in quale percorso storico si inserisce il fatto di cui si sta trattando) e anche (e tanto) la testimonianza diretta “in loco” di fatti, circostanze, luoghi, volti, voci. E mettendo il proprio percorso lavorativo e di esperienze in gioco assieme ala scrittura (quale che sia il linguaggio che si va ad utilizzare) per fornire a chi ti legge, vede o ascolta, la possibilità di accedere alla notizia e di interpretare un fatto in tutta la sua complessità. Questa è la differenza principale fra un’attività giornalistica e quella della compilazione di un report fondato sull’estrapolazione di dati (non raffrontati) da solo determinate fonti (ed esclusivamente documentali e solo quelle raggiungibili attraverso l’investigazione digitale, tuo cavallo di battaglia, tanto per fare un esempio).
    Certo, il lavoro giornalistico (quello vero) è cosa complessa, richiede a chi lo pratica un forte senso di responsabilità nell’uso e nel trattamento delle fonti e dei documenti. E una consapevolezza di un fatto: non esiste “un metodo” buono per ogni tipo di notizia che si cerca e si intende raccontare al pubblico. E questo “impone” (e questo fatto è garanzia verso il pubblico) di non fidarsi mai di una routine acquisita.
    Certo, la mia visione del giornalismo è più artigianale che professionale. Ma credo, e fermamente e a ragion veduta, che questo sia l’unica maniera dignitosa e onesta di ricoprire il ruolo del “testimone per conto dell’opinione pubblica”, Perché questo è il ruolo di chi intraprende il “mestiere”.
    Ti ripeto quello che ti ho detto ieri. Con un’aggiunta. Ora a chi devo intestare e inviare la fattura?

Lascia un commento